Louis Janmot (1814-1892) è stato un pittore e poeta Francese, appartenente alla Scuola di Lione, 1830 - un movimento ispirato alle correnti mistiche ed illuministe lionesi.
Louis Janmot è stato considerato una figura di transizione tra Romanticismo e Simbolismo, anticipando la componente francese della Confraternita dei Preraffaelliti; la sua opera fu ammirata da Puvis de Chavannes, Odilon Redon e Maurice Denis.
Louis Janmot | Le Poème de l'âme. L’idéal, 1850-1854 | Lyon, Musée des Beaux-Arts
Indice
La giovinezza ed i primi lavori a Lione
Nato da genitori cattolici profondamente religiosi, Louis Janmot ebbe la giovinezza turbata dalla morte del fratello nel 1823 e della sorella nel 1829.
Fu allievo del Collegio reale di Lione, dove conobbe Frédéric Ozanam ed altri discepoli dell'abate Noirot, suo professore di filosofia.
Nel 1831 venne ammesso alla Scuola di Belle arti di Lione e l'anno dopo ottenne il massimo riconoscimento: l'alloro d'oro.
Nel 1833 andò a Parigi per seguire i corsi di pittura di Victor Orsel e di Dominique Ingres.
Assieme ad altri amici lionesi entrò nella Società di San Vincenzo de Paoli e nel 1835 andò a Roma, dove ebbe l'occasione di conoscere Hippolyte Flandrin.
Dopo il suo ritorno a Lione, nel 1836, Janmot volle attirare su di sé l'attenzione dei critici del Salon, realizzando quadri di grande dimensione e d'ispirazione religiosa, come "La resurrezione del figlio della vedova di Naim" (1839) o "Cristo nell'Orto degli Olivi" (1840).
Dopo il 1845 Janmot riuscì a colpire l'interesse di Charles Baudelaire con il suo "Fiori di campo", il che gli permise di accedere al Salon dell'anno seguente, nel quale Théophile Gautier restò impressionato dal suo "Ritratto di Lacordaire".
Ma l'insuccesso del suo "Poema dell'anima", esposto in occasione dell'Expo del 1855 lo deluse profondamente.
Nel dicembre di quello stesso anno (1855) Janmot sposò Léonie de Saint-Paulet, che apparteneva ad una nobile famiglia di Carpentras.
L'anno seguente ottenne l'incarico per un affresco (oggi scomparso) nella Chiesa di San Policarpo: L'Ultima Cena.
Seguirono altre commissioni, in particolare quella per la decorazione della cupola di San Francesco di Sales e quella per il Municipio, che era stato appena rinnovato dal suo amico architetto T. Desjardins.
Per queste opere Janmot fu nominato professore alla Scuola di Belle arti di Lione.
Parigi e Tolone
Sorprendendo tutti, nel 1861 Janmot si trasferì a Parigi, avendo avuto la promessa di un grosso incarico per la Chiesa di Sant'Agostino.
Ma il progetto fu abbandonato tre anni dopo ed egli si ritrovò di fronte a pressanti problemi familiari e finanziari.
Accettò allora un posto di insegnante nella Scuola dei Domenicani di Arcueil.
In quel periodo, nella sua proprietà di Bagneux, realizzò in affresco numerosi ritratti dei membri della sua famiglia.
Di questi lavori, però, oggi non restano che alcune fotografie.
Nell'agosto del 1870, sempre a Bagneux, nacque il suo settimo figlio, ma il parto, purtroppo, fu fatale alla madre.
Nello stesso tempo le armate prussiane si avvicinarono, invasero la sua proprietà e saccheggiarono la sua casa.
Janmot fuggì ad Algeri dal suocero e restò oltremare per un anno, dipingendo qualche paesaggio. Tornato a Parigi, fece vita solitaria.
Nel 1878 realizzò un affresco nella cappella dei Francescani in Terra Santa, ma dopo questo incarico non ne ricevette più altri.
Messo alla prova da difficoltà economiche e familiari ormai crescenti, Janmot partì per Tolone, dove, malgrado qualche commissione (un secondo "Ritratto di Lacordaire" (1878), "Rosarie" (Saint-Germain-en-Laye, 1880), "Il martirio di Santa Cristina" (Solliès-Pont, 1882), condusse un'esistenza estremamente ritirata.
Terminò la seconda parte del suo "Poema dell'anima" che il mecenate Felix Thiollier aveva dichiarato di essere pronto a pubblicare.
Janmot si risposò nel 1885 con una sua ex allieva, Antoinette Currat, e tornò a stabilirsi a Lione.
Aveva ormai 71 anni e assai poche prospettive di lavoro.
Eseguì a carboncino una serie di disegni su temi dell'Aldilà, che possono considerarsi come una specie di continuazione ultraterrena del suo Poema dell'anima: "Il Purgatorio" (1886), "La fine dei Tempi" (1888) e altri ancora.
Nel 1887 a Lione ed a Parigi venne pubblicata un'opera di oltre 500 pagine, intitolata Opinione di un artista sull'arte.
Essa comprendeva articoli scritti da Janmot negli anni precedenti. Un omaggio tardivo.
Louis Janmot morì cinque anni più tardi a Lione. Aveva vissuto 78 anni.
Considerazioni estetiche
Come Hippolyte Flandrin, altro pittore della Scuola di Lione ed allievo di Ingres, Janmot realizzò un gran numero di opere per la decorazione delle chiese.
Nella sua pittura il disegno e la raffinatezza del pennello di Ingres si coniugano con un misticismo di cui un parallelo può ritrovarsi nelle opere dei suoi contemporanei Nazareni e Preraffaelliti.
Janmot è oggi considerato come un artista di transizione, fra il romanticismo ed il simbolismo.
I suoi lavori preludono ed annunciano la corrente francese del Preraffaellismo.
L'opera
Gran parte delle opere di Janmot si trova oggi nel Museo di Belle arti di Lione.
Molti dei suoi lavori, però, sono affreschi all'interno di edifici religiosi.
Ma la sua opera più significativa resta il "Poema dell'anima", un insieme di 18 quadri e 16 disegni che impegnò Janmot per più di 40 anni, fra il 1835-1880.
Un lungo poema in versi, scritto da lui stesso, si integra con le pitture e funge loro da commento. | © Wikipedia
Con Scuola di Lione si intende un gruppo di artisti di cui uno dei fondatori fu Pierre Révoil, esponente dello stile troubadour.
La scuola di Lione si formò negli anni 1810 ed, all'inizio, comprendeva, oltre a pittori che aderivano alla corrente dei Trovatori, anche paesaggisti, nonché pittori dei fiori, assai vicini a quelli che disegnavano motivi floreali per la produzione di sete decorate.
Al Salon del 1819, anno in cui la Scuola di Lione fu identificata per la prima volta, essa fu descritta come una corrente che aveva «uno stile curato e una esecuzione fine e brillante».
La Scuola di Lione si definì negli anni 1830, come un movimento ispirato alle correnti mistiche ed illuministe lionesi.
Il gruppo, rappresentato da Victor Orsel, Louis Janmot e Hippolyte Flandrin fu qualificato da Charles Baudelaire come "la galera della pittura".
Tuttavia questa corrente pittorica, assai prossima ai preraffaelliti britannici, aveva nobili fondamenti, poiché si ispirava principalmente a temi filosofici, morali e religiosi.
Riconosciuta al Salon del 1819, fu resa ufficiale nel 1851, quando fu realizzata una galleria di pittori lionesi all'interno del Museo di Belle arti di Lione. Essa, che sopravvisse solo per una parte del XIX secolo, si estinse con l'opera di Pierre Puvis de Chavannes.
Louis Janmot | Fleur des champs, 1845 | Lyon, Musée des Beaux-Arts